Vorei presentarvi il piccolo ragazzino, il personagio principale di uno die film di Jan Sverak (quarto per essere preciso), vincitore di Oscar nel 1996... bello... pieno di colori... di emozioni... della storia grande nelle vite piccole...
Siamo infatti a Praga nel 1988, prima della Rivoluzione di Velluto, del crollo del Muro e della caduta del comunismo. Louka è il violinista dell'orchestra (sic) che si fa tutti i funerali dei crematori della città. suo tempo è stato considerato un virtuoso, prima che qualche ridicola, grottesca divergenza con un burocrate lo costringesse alla stringente prosaicità del momento. Scapolo incallito e finanziariamente in panne, don giovanni scanzonato refrattario ad ogni legame, dietro proposta di un amico becchino si convince a sposare, solo formalmente, senza nessun obbligo reale, una giovane russa - e lui non ha nessuna simpatia per i russi - bisognosa di documenti cechi, ricevendone in cambio soldi sufficienti per comprarsi una Trabant - quel che si dice un simbolo. Quando la donna, fuggita sorprendentemente dall'amante in Germania grazie ai nuovi documenti, gli lascia Kolya, il figlioletto spaesato di neanche dieci anni che parla solo russo e che rappresenta un legame di cui avverte la forte responsabilità, il nostro è sulle prime a dir poco sconcertato. E come se non bastasse, la polizia si mette sulle sue tracce per indagare sulla legalità del suo matrimonio di interessi. Ma su tutto, per fortuna, incombe il 1989 e la liberazione della Storia